mercoledì 28 agosto 2024

Di sera e di tempesta

 













Di sera e di tempesta

 

Fugge la sfera gialla

spinta dal vento turpe

muta suo bel colore

in grigio di un tempo spento

 

pallidi i fiori e lividi

soffrono l’arsura torrida

e temono l’opaca estate

preludio di autunno atroce

 

Nubi asciutte e nere

privano le terre fertili

dell’acqua, divina linfa,

ristoro antico e perso

 

e l’aria d’inquieta sera

al culmine di una tempesta

si ferma nel sonno estremo

di voci e suoni muti

 

 

Cav. Ines.  28/08/2024

sabato 24 agosto 2024

"Al padre" - Salvatore Quasimodo

 












Al padre


Dove sull’acque viola

era Messina, tra fili spezzati

e macerie tu vai lungo binari

e scambi col tuo berretto di gallo

isolano. Il terremoto ribolle

da due giorni, è dicembre d’uragani

e mare avvelenato. Le nostre notti cadono

nei carri merci e noi bestiame infantile

contiamo sogni polverosi con i morti

sfondati dai ferri, mordendo mandorle

e mele dissecate a ghirlanda. La scienza

del dolore mise verità e lame

nei giochi dei bassopiani di malaria

gialla e terzana gonfia di fango.

La tua pazienza

triste, delicata, ci rubò la paura,

fu lezione di giorni uniti alla morte

tradita, al vilipendio dei ladroni

presi fra i rottami e giustiziati al buio

dalla fucileria degli sbarchi, un conto

di numeri bassi che tornava esatto

concentrico, un bilancio di vita futura.

Il tuo berretto di sole andava su e giù

nel poco spazio che sempre ti hanno dato.

Anche a me misurarono ogni cosa,

e ho portato il tuo nome

un po’ più in là dell’odio e dell’invidia.

Quel rosso del tuo capo era una mitria,

una corona con le ali d’aquila.

E ora nell’aquila dei tuoi novant’anni

ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali

di partenza colorati dalla lanterna

notturna, e qui da una ruota

imperfetta del mondo,

su una piena di muri serrati,

lontano dai gelsomini d’Arabia

dove ancora tu sei, per dirti

ciò che non potevo un tempo – difficile affinità

di pensieri – per dirti, e non ci ascoltano solo

cicale del biviere, agavi lentischi,

come il campiere dice al suo padrone:

“Baciamu li mani”. Questo, non altro.

Oscuramente forte è la vita.


Salvatore Quasimodo, 1958.




venerdì 16 agosto 2024

Percezione

 












Percezione

 

Percepisco la tua assenza

quasi la tocco

ogni raggio di luce che non ti illumina

ogni goccia d’acqua che non ti bagna

ogni fiore di cui non senti il profumo

 

Ascolto il tuo silenzio

respiro al suo ritmo

immobile

colonne di fumo di sigaretta

danzano senza armonia

 

Riascolto il nastro della tua voce

dentro la mente

chiudo i miei inutili occhi

resto sospeso in un tempo infinito

tenendoti stretta

 

Come destato da un sogno

sento il mio nome dalla tua bocca

Spingi la fronte contro la mia

Spalanco i miei occhi

e lascio che tocchino i tuoi

 

Cav. Ines.  16/08/2024

sabato 3 agosto 2024

"Symptom Recital" - Dorothy Parker

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Symptom Recital

I do not like my state of mind;
I'm bitter, querulous, unkind.
I hate my legs, I hate my hands,
I do not yearn for lovelier lands.
I dread the dawn's recurrent light;
I hate to go to bed at night.
I snoot at simple, earnest folk.
I cannot take the gentlest joke.
I find no peace in paint or type.
My world is but a lot of tripe.
I'm disillusioned, empty-breasted.
For what I think, I'd be arrested.
I am not sick, I am not well.
My quondam dreams are shot to hell.
My soul is crushed, my spirit sore;
I do not like me any more.
I cavil, quarrel, grumble, grouse.
I ponder on the narrow house.
I shudder at the thought of men….
I'm due to fall in love again.

Dorothy Parker, from Enough Rope, 1926.




Sintomi (mod.)

Non sopporto il mio stato mentale:
sono scontenta, garrula, asociale.
Odio i miei piedi, odio le mie mani,
non m’interessano lidi lontani.
Temo il mattino, la luce del giorno;
odio, la notte, al letto far ritorno.
Maldico chi agisce onestamente
non tollero lo scherzo più innocente.
Non mi appagano un quadro, una lettura:
per me il mondo è soltanto spazzatura.
Sono cinica, vuota, scombinata.
Non so come non mi abbiano arrestata
per quel che penso. I vecchi sogni andati,
l’anima a pezzi, i sensi torturati.
Non mi è chiaro nemmeno come sto
ma certo non mi piaccio neanche un po’.
E litigo, cavillo, gemendo di paura:
penso alla morte, alla mia sepoltura.
L’idea di un uomo mi lascia sconvolta…
Sono innamorata.