SCIALBA
Scialba parea quell'esile donna,
presa da carte, chiamate ed impegni,
cortese e lontana, gentile e distante,
frasi scontate, sorrisi forzati.
Soffriva, era chiaro, nel corpo minuto,
capelli ribelli, il viso nascosto,
quegli occhi dolenti da stringere il cuore,
la voce sicura, la tempra d'acciaio.
Accadde in un giorno evento imprevisto:
la chioma sparita a svelare il candore,
quel lume nascosto attrasse i miei sensi
a stento reggenti cotanto bagliore.
Fu come se un fato burlone e crudele
volesse mostrare quel sogno scordato,
miraggio fantastico creduto irreale
e invece concreto, di carne e di sangue.
Colei che aspettavo alfìne trovai,
dolce compagna di mille discorsi,
sospiro sottile, pensiero profondo,
animo nobile, nitore d'intenti.
L'agguato era teso:
mentre scalavo montagna incantata,
conquista dolente metro per metro,
la vetta scappava verso altro cielo,
un cielo su cui non avevo controllo,
il cielo e lo spazio e il tempo e le leggi
create a donare sorrisi e dolori,
senza che meriti oppure peccati
abbiano un ruolo e una ragione.
S.C. 06/08/2022
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