martedì 31 dicembre 2024

Cascate e bastioni

 







Cascate e bastioni


Profilo di monti lontani

riflessi lucenti di rosa

del sole nel freddo invernale


profilo di donna adorata

creatura splendente nel cuore

che pulsa ostinato e dolente


foresta di rami e capelli

che scendono sulla tua fronte

dai mille pensieri affollata


l’incavo degli occhi serrati

cercando un rifugio sicuro

nel lieve torpore del sogno


il naso che svetta impudente

soffiando il tuo tenue respiro  

nell’aria del fresco mattino


sponde di un lago le labbra

spiagge di un pelago indomito

bastioni di audace passione


il mento caparbio di Atena

la saggia e sapiente guerriera

dal senno di Zeus partorita


la spalla di pelle e di seta

pomo di un albero sacro

e frutto più caro agli dei


i seni leggeri e perfetti

colline armoniose e gentili

sorgenti d’antico idromele


cascate infinite di grazia

le gambe eleganti e risolte

incise nel marmo e nel vento


ricamo di nuvole e mani

alle cui dolci carezze

ogn'altro piacere s’inchina


Cav. Ines. 31/12/2024



lunedì 30 dicembre 2024

"A Galatea" – Nichita Stănescu

 












Galatea e Pigmalione (1763)

Étienne Maurice Falconet



A Galatea


Io so tutti i tuoi tempi, tutti i tuoi movimenti, tutti i tuoi profumi,

e la tua ombra, e i tuoi silenzi, e il tuo seno

che fremito hanno e che colore preciso,

e il tuo incedere, e la tua malinconia, e il tuo anello, e l’attimo

e non ho più pazienza e metto il mio ginocchio sulle pietre

e ti prego,

fammi nascere.


So tutto ciò che è più lontano da te,

tanto lontano, che più non esiste vicino –

dopo mezzogiorno, dopo l’orizzonte, di là dal mare…

e tutto ciò che è al là di questo,

e tanto lontano, che non ha più neppure nome.

Perciò piego il ginocchio e lo metto

sul ginocchio delle pietre, che lo asseconda.

E ti prego,

fammi nascere.


So tutto ciò che tu non sai mai, di te.

Il battito del cuore che segue il battito che senti,

la fine della parola di cui stai dicendo la prima sillaba,

gli alberi – ombre di legno delle tue vene,

i fiumi – ombre mobili del tuo sangue,

e le pietre, le pietre – ombre di pietra

del mio ginocchio,

che piego di fronte a te e ti prego,

fammi nascere. Fammi nascere.


Nichita Stănescu



domenica 29 dicembre 2024

Voce di rugiada


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Venere che esce da una conchiglia

Carlo Finelli 

 

 

Voce di rugiada

 

Sguardo misterioso celava interi mondi

da foglie seppelliti cadute senza suono,

parvenza scolorita di vita inanimata

privata del chiarore del fuoco e di bellezza

 

Da una conchiglia uscisti vestita dalla luce

della tua pelle chiara e del tuo cuore immenso,

la furia premurosa di un vento innamorato

muoveva i tuoi capelli di seta d’oro e grano

 

Dalle tue mani nacquero farfalle e compassione

le onde del torrente giocavano ai tuoi piedi

gli aromi tuoi molteplici crearono odori e fiori

giardino rigoglioso la fronte tua splendente

 

La scia della tua voce, stupefacente canto,

distilla le parole con cura e amore scelte

toccando un cuore fragile bramoso di carezze

rigando di rugiada e lacrime il mio viso

 

Cav. Ines.  29/12/2024

 

 

sabato 28 dicembre 2024

Falce messoria

 












Falce messoria

 

Luna d’aurora sottile e ostinata

fende la tela tessuta di viola

che accoglie la flebile e timida luce

di un sole che vaga nel verno smarrito.

 

Lettera d’oro del nome prezioso

che vince il silenzio l’assenza ed il tempo,

simbolo antico d’ardente passione

sacro sigillo di un nitido Amore.

 

Falce messoria che cala dall’alto

su campi di grano di porpora aspersi,

argenteo terrore e benigno sollievo.

 

Sibilo netto che squarcia in lacerti

la libbra di carne consunta dal fuoco

che lenta resiste fino allo stremo.

 

Cav. Ines.  28/12/2024

venerdì 27 dicembre 2024

"Lo sai" - Eugenio Montale

 









Lo sai: debbo riperderti e non posso.
Come un tiro aggiustato mi sommuove
ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
salino che straripa
dai moli e fa l'oscura primavera
di Sottoripa.

Paese di ferrame e alberature
a selva nella polvere del vespro.
Un ronzìo lungo viene dall'aperto,
strazia com'unghia ai vetri. Cerco il segno
smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia
da te.
E l'inferno è certo.

Eugenio Montale, 1934